Tullio Bugari e Giacomo Scattolini sono i curatori del volume fotografico e narrativo Jugoschegge.
Perché un simile nome? Di cosa si tratta?
"Jugo" sta per Jugoslavia e "schegge" ha il duplice scopo di connotare sia i reperti fotografici/narrativi che le schegge delle bombe piovute durante gli anni della guerra nei Balcani.
L'opera nasce grazie al contributo di diversi fotoreporter, scrittori, attrici, "semplici" volontari che hanno non solo fornito materiale fotografico ma lo hanno anche implementato con delle storie di vite vissute negli anni in cui spostarsi in Jugoslavia voleva dire anche beccarsi una pallottola in faccia o saltare in aria mentre si camminava su un campo minato.
Il libro, poiché presenta storie scritte da punti di vista eterogenei, lungo le sue sette trame ci porta dentro le fabbriche al fianco di donne d'acciaio, alle volte nei cimiteri e altre ancora al fianco delle organizzazioni umanitarie nate dal basso. L'opera si focalizza via via ora sull'aspetto emotivo del rapporto tra chi sopravvive e chi se ne va, ora su quello geopolitico e religioso.
Si insegna la storia per non ripeterla ma gli uomini non sono mai stati bravi in questa materia e questo libro è la testimonianza dell'orrore degli uomini sugli uomini (e soprattutto sulle donne e i bambini, i veri perdenti di ogni guerra).
Non solo.
Quest'opera rappresenta la fiaccola dell'umana speranza spesso portata avanti da persone comuni come me che scrivo e te che leggi. Persone che, nonostante il sangue versato e gli affetti persi nella tempesta della violenza e delle bombe, al di là degli stupri di massa e delle fosse comuni di bambini, hanno comunque scelto di andare avanti e far risorgere interi Paesi, riforgiandoli e ricostruendoli mattone su mattone.
Vita dopo vita.
Non dimenticate che l'appuntamento per la presentazione di Jugoschegge è Venerdì 2 novembre alle 18.00.
Non mancate!
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